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La notizia della scomparsa di Arrigo Abati mi ha profondamente colpito. Con lui se ne va non solo un brillante imprenditore, ma uno dei protagonisti della prima, vera transizione digitale del nostro Paese. Negli anni Settanta, quando ancora si parlava poco – o per nulla – di digitale, Abati, insieme al professor Mario Volpato e a Michele Cinaglia, seppe immaginare un futuro diverso, in cui l'informatica e l’elaborazione dei dati avrebbero cambiato radicalmente il modo di operare delle imprese e della pubblica amministrazione.
Fu da quella visione, lucida e lungimirante, che nacquero realtà come CERVED prima (oggi InfoCamere), e Engineering poi. Due nomi che oggi sono colossi nel campo dei servizi informatici, ma che allora erano frutto di un'intuizione coraggiosa, alimentata dalla passione per l’innovazione e da una straordinaria capacità di visione. Abati non era solo un uomo di numeri e sistemi. Era anche un uomo di cultura, di relazioni e di idee. Chi ha avuto il privilegio di lavorare con lui ne ricorda l'umanità, la capacità di ascolto e quella rara dote di vedere oltre il presente, anticipando i bisogni e le trasformazioni di un mondo in continuo cambiamento. Nel corso della sua carriera, Abati ha sempre messo al centro le persone, intuendo che la vera forza del digitale non risiede solo nella tecnologia, ma soprattutto nella capacità di abilitare connessioni, conoscenza e crescita. Ha formato generazioni di professionisti, molti dei quali oggi ricoprono ruoli chiave nel panorama dell’innovazione italiana.
La sua eredità è viva nei progetti che ha contribuito a far nascere e nelle idee che ha saputo seminare. Ma soprattutto è viva nel ricordo di chi ha avuto la fortuna di incontrarlo lungo il proprio cammino.
A nome di chi crede ancora che l’innovazione debba essere accompagnata da visione, etica e passione, grazie, Arrigo.
Antonio Santocono, Presidente della Camera di Commercio di Padova